CERCA

 ACCESSO   

testata-omnifila

Attività Alunni

Continua l'alternanza scuola-lavoro  in occasione del Concorso Musicale Città di Filadelfia.

Il Liceo Scientifico, in convenzione con l'Associazione Melody, ha organzzato uno stage formativo nell'ambito della rassegna musicale. Lo scopo è avvicinare i nostri studenti al mondo del lavoro e alla musica, relazionandosi con tanti coetanei provenienti da nazioni straniere.

Bravi ragazzi!

IMG 7151

Sabato 10 ottobre 2015 si è svolta presso l'auditorium del Liceo scientifico la cerimonia di consegna delle borse di studio "Loiacono-Ruperto" .


Pubblicazione giornalino scolastico.

Allegati:
Scarica questo file (Giornale 2015.pdf)Giornale 2015.pdf[ ]3754 kB

Tra terra e cielo: il dualismo dialettico di MEMORIA della poetessa Francesca Loiacono

 

Nell’odierna attribuzione delle borse di studio agli studenti più meritevoli dell’anno, mi sento onorato di ricordare la poetessa Francesca Loiacono, moglie del presidente emerito della Corte Costituzionale, dr Cesare Ruperto, che questi premi ha voluto istituire. Prima di entrare nel vivo della presentazione dell’opera della poetessa, mi sia consentito esprimere un pensiero di stima e di apprezzamento nei confronti del presidente Cesare Ruperto, in quanto persona di grande momento per la cultura giuridica e per la vita della stessa nazione italiana, il quale ha voluto onorare della sua cordialità e del suo affetto sincero e duraturo la nostra Filadelfia e la nostra comunità scolastica. Ritengo un onore pertanto il compito a cui oggi il vostro dirigente, prof. Antonio Rondinelli, mi ha chiamato, e mi auguro che il mio intervento possa costituire un momento di riflessione per tutti noi, che utilizziamo questa particolare giornata per conoscere la poetessa Francesca Loiacono, i cui tratti spirituali si riflettono nella sua poesia, che è un documento di profonda umanità e sensibilità, di spiccata attenzione ai valori più profondi della vita e della cultura.

 

L’opera della poetessa Loiacono, dal titolo MEMORIA, è composta da due sezioni che comprendono 16 liriche e 9 prose-poetiche sottotitolate “Frammenti di un diario segreto”. Si tratta d’un’opera breve, ma molto interessante per i contenuti e lo stile, che si rivela capace di tradurre in poesia esperienze della vita contingente, ambienti, paesaggi, persone, cose e le riflessioni e le sensazioni più intime e misteriose dell’animo. È nella poesia d’altronde che si purifica l’ethos in quanto coscienza individuale, ma anche come moralità dei popoli. Per ciò la poesia e la cultura restano tra i più alti strumenti di vera formazione civile e umana dei giovani e dei popoli. Non potranno avere un grande avvenire quelle nazioni che trascurano la cultura e la formazione, subordinando i valori dello spirito a quelli utilitaristici. La ricchezza materiale di solito non dà ricchezza morale, ma piuttosto egoismo, avidità e conflitti. Così è per i singoli, così è per gli Stati. La vera cultura e la poesia, al contrario, sono fonte di emancipazione e di elevazione civile e sociale, umana e morale.

Questo messaggio di elevazione civile e morale, che sia fa valore spirituale e poesia, è chiaramente evidente nell’opera della poetessa Loiacono, la quale fa continuo richiamo ai meriti ineludibili della poesia, in opposizione al materialismo e alla furberia da cui gli uomini si fanno affascinare e vincere. Nei Frammenti di un diario segreto essa infatti scrive: “L’aspetto serio del problema sta in una certa malinconica presa di coscienza di questa soprastruttura: la furberia, che si sovrappone alle qualità migliori della personalità, esaltandone forse la concretezza, ma ahimè occultando la misteriosa radice umana dell’amore che affonda nell’humus divino (Framm. V, pag.83). Niente ovviamente dovrebbe essere posto al di sopra di questa traccia di divino, che però troppo spesso finisce per essere offuscata e sacrificata all’interesse e all’affermazione individuali, che eludono e ingannano anche la nostra intelligente capacità di saper scoprire la piccola traccia della felicità a cui tutti hanno diritto (Framm. VII, pag.89). Ma la poetessa, nonostante questi limiti del comportamento umano, si spinge ad ipotizzare un terreno Paradiso, fondato sulla solidarietà. Infatti nel Frammento III ( Pag. 79) scrive: “Tale dev’essere il Paradiso: essere con l’altro, ed esserlo per conforto e comunione, in una dimensione paradivina che è solidarietà e generosità, rispetto e appartenenza, e dunque Amore”. È lo stesso messaggio che papa Francesco affida e raccomanda al cuore degli uomini.

È evidente quindi nella scrittura della poetessa Loiacono la traccia culturale della nostra più grande tradizione pedagogica e anche il legame che la unisce all’universale messaggio di solidarietà umana lasciatoci in difficile eredità dal laico Leopardi nella sua Ginestra. Si tratta di costruire un Paradiso, se gli uomini lo vogliono, da realizzarsi umilmente e consapevolmente qui, sulla terra, perché solo così potrà perdurare in noi, come un ultrasuono proveniente da una grande lontananza, da un punto misterioso dell’universo, l’eco o la memoria della nostra lontana origine divina, attraverso la quale tutti possiamo comprendere gli altri ed essere dagli altri compresi”. (Frammento V, pag. 87). Ovviamente, considerate le difficoltà economiche e storiche del nostro tempo e i terrificanti conflitti in atto, i messaggi della poesia possono apparire come pure utopie. Ma provate ad immaginare questo nostro mondo, già così ingiusto e crudele, privo anche dei valori della cultura, della poesia e dello spirito! Ho orrore ad immaginare quale esso sarebbe!

 

Ad inizio del mio commento sto facendo riferimento ai frammenti in prosa della poetessa, e lo faccio per due ragioni: evidenziare come anche il suo messaggio in prosa è in realtà sempre di natura intima e riflessiva, colloquiale e poetica; stigmatizzare come esso si elevi a tal punto al di sopra del contingente da tradurre in visioni suggestive, in poesia e in musica, le sue più intime aspirazioni e le stesse riflessioni. Nitidamente e cordialmente, la poetessa ci invita a scorgere negli ambienti naturali come negli atti quotidiani del vivere, nei nostri simili come nel chiuso della nostra coscienza, gli intimi segreti di esperienze misteriose e ineffabili, cariche di dolore, ma anche di speranza e di vita, e a costruire una esistenza più intensa, più degna della nostra dimensione di uomini. In questo senso il titolo dell’opera – Memoria – può essere inteso anche come una sorta di richiamo educativo alle cose da ricordare, alle grandi cose di cui l’uomo sarebbe capace, se solo desse ascolto alla sua voce interiore, trasformando il dolore della vita in luce di speranza e la tristezza della quotidianità in bellezza di rapporti umani. Realizzerebbe in terra le sue doti divine! Questo messaggio ci è dato di scorgerlo sia nei versi di Memoria sia più scopertamente appunto nella prosa dei Frammenti del diario segreto.

 

Ma l’opera complessiva della poetessa è sempre espressione evocatrice di quanto essa più profondamente sentiva e di quanto sapeva cogliere intorno a sé, comunicandocelo in una sintesi artisticamente realizzata attraverso immagini e linguaggio che sono nel contempo comuni e fortemente espressionistici, e che costituiscono il segno con cui il suo cuore di poetessa ha saputo vivificare ciò che essa sentiva e vedeva con cuore puro e mente divinatrice “oltre le apparenze”. E ha fissato il tutto in una scrittura e in una pagina che sono il suggello di una forte tensione morale e di un profondo e delicato sentire civile, sociale, umano, che hanno trovato una propria personale e originale via di espressione sulla scia della grande lezione del classicismo ma soprattutto del surrealismo e dell’ermetismo.

 

Tensione, sentimenti, immagini, visioni, paesaggi si sono fatti poesia e musica e riscattano, sia nei versi sia nella prosa, l’umano dolore e l’umana dignità, anche e soprattutto quando sembrano frustrati e vinti dalla dura realtà e dalle ordinarie circostanze della vita “che non di rado riduce la gente al dolore e a mendicare” e che talora, distratti come siamo dagli innumerevoli problemi del vivere, soltanto il caso ci mette “drammaticamente” davanti agli occhi. Purtroppo però, oggi ancòra, solo la poesia continua a farsi carico di elevare il dramma individuale a paradigma dell’umana sofferenza e a prefigurarne una improbabile risoluzione. Così accade alla poetessa Loiacono nella sua opera lirica e anche nella “apparente prosa” dei Frammenti del diario segreto, di cui mi piace qui evidenziare quasi per intero il Primo, leggendovelo, trascritto in versi con il titolo di Contemplazione e riflessione, desumibile dal contesto:


Stasera,

in una via raccolta e quieta,

ho atteso a lungo,

davanti a un negozio d’abbigliamento,

che mio marito mi raggiungesse.

L’attesa sarebbe stata assai monotona

se non l’avesse ravvivata un piccolo spettacolo/

offerto da due giovani mendicanti.

Uno di loro, ad occhi chiusi,

suonava col flauto dolce

una melodia antica,

ripetitiva e triste,

come si addice a un tale strumento…

l’altro guidava una strana,

allampanata marionetta. ……

Lentamente

da quello spettacolo grottesco,

cui la gente passando tributava

 

 

una sorta di stupore imbarazzato

( ed elemosine frettolose quasi fuggendo ),

mi nasceva un’angoscia

sottile e persistente.

Contemplavo quelle due giovinezze

che si esprimevano così,

sulla strada,

in piccoli movimenti e melodie,

con una sorta di dignità chiusa e inconsapevole, /

indicando, certo loro malgrado,

l’alto prezzo di una libertà totale,

troppo prestovoluta

e pertanto punitiva.

E come la musica, nella sua ossessione,

prendeva corpoin gelatinosi grovigli,

essa e quel pupazzo cadaverico

sembrarono d’un tratto due ectoplasmi,

emanazioni di due anime defunte,

dolorosamente fuoruscite

dal buio.


Il pathos del frammento, che è il pathos con cui lo spettacolo si è presentato alla poetessa, traduce una visione reale e concreta in un fantasma onirico e l’apparente prosa in un testo poetico, che ha come sua connotazione un fortissimo espressionismo; il linguaggio si trasforma in musica e solleva l’esperienza di una giornata ordinaria (ossìa l’attesa del marito davanti ad un negozio d’abbigliamento e lo spettacolo offerto da due mendicanti con un flauto e con una marionetta) in un evento straordinario, che trapassa da percezione visiva a percezione metafisica, da esperienza dei sensi ad esperienza dell’anima. In questo straripamento, le parole d’uso comune evadono dal loro significato ordinario, penetrando in profondo nel non detto, nell’ineffabile, nel dolore, nel mistero, nella speranza che aleggia nella visione e che promana da quelle due giovinezze che si esprimevano così, sulla strada, con una sorta di dignità chiusa e inconsapevole, indicando,… l’alto prezzo di una libertà totale. Libertà dalle convenzioni e dai pregiudizi, ma anche libertà come fantasma delle umane aspirazioni.

Prosa-poetica suggestiva e struggente, capace di suggerire il segno dolente delle aspirazioni frustrate e dell’esistere straniato, il caro prezzo della libertà, il legame misterioso che ci accomuna alla umanità che più soffre, ma che proprio nella sofferenza sa mantenere una propria chiusa dignità, non affidata ai segni esteriori delle false apparenze, ma al sentimento dell’essere. Per queste ragioni la poetessa rivolge la sua attenzione ad una intimità priva di orpelli, ad una esistenzialità naturale e originaria, ad una umanità mendìca e “straniata”, ma non per questo meno degna della nostra attenzione e solidarietà, così come ci è dato avvertire in quell’angoscia sottile e persistente che di fronte allo spettacolo nasceva dentro il suo cuore di osservatrice non frettolosa. Ed è un’angoscia che perdura nel suo cuore e nella sua mente oltre il tempo breve dello spettacolo concreto e si traduce in una dimensione riflessiva e poetica, che va ben oltre l’ostentata elemosina intesa a quietare il dissidio interiore e ad esorcizzare una realtà che ci turba e ci disturba. La poetessa, al contrario, della situazione coglie l’aspetto interiore, inducendoci a farci più attenti e più solidali alla vicenda umana dei nostri simili, a superare lo stupore imbarazzato e le elemosine frettolose, con la disponibilità umana, che sola sa comprendere negli altri la nostra stessa umanità, la nostra stessa dignità, il segreto dolore. Come non ricordare in proposito il Sentimento del contrario, con cui Luigi Pirandello ci ha indicato la via per cogliere la differenza tra le apparenze e la realtà, trasformando il sorriso in solidarietà?!

 

All’esito poetico della rappresentazione della Loiacono contribuisce in maniera egregia la sapiente combinazione di un forte espressionismo, realizzato con parole d’area comune e con un linguaggio e immagini eidetiche e dinamiche*, come allampanata marionetta, gelatinosi grovigli, pupazzo cadaverico, ectoplasmi, emanazioni di due anime defunte,che giocano un ruolo assolutamente disarticolante. Così sotto i nostri occhi si anima una visione surreale a cui la sottilissima sensibilità della poetessa ha dato vita poetica. Emergono due figure di una umanità dolente e misteriosa che si aggira raminga nelle solitudini affollate delle strade cittadine; due immagini esemplari di quella umanità straniata che nella vita ordinaria si tenta di esorcizzare e che qui vive di una sua straordinaria realtà fantastica e poetica. Urgenza fortemente drammatica è quindi quella dell’animo della poetessa che traduce il soggetto poetico in ansia e in ricerca del significato più risposto dell’essenza del vivere, chiedendoci di riconoscerci nell’umanità dolente che si aggira intorno a noi distratti e frettolosi, e alla quale non dà certo vero conforto lo stupore imbarazzato delle nostre elemosine frettolose. Saper cogliere negli altri invece la loro umanità dolente, e in essa il mistero e i segreti della nostra stessa psiche, è il segno della nostra stessa umanità e a tanto sotto traccia ci invita la poetessa. È indispensabile infatti abbattere in noi e tra noi ogni trincea, ogni muro, ogni “carcere”, liberando la vita che vi s’aggira imprigionata, vittime come siamo, ma talora anche complici, delle mille forme di ingiustizia, di disuguaglianza e di intolleranza che umiliano e dividono una umanità oltremodo dolente.

 

Siamo dunque grati alla poetessa Loiacono perla sensibilità e la finezza di un messaggio che è indizio di grande e vera cultura. Cultura che si fa umanità e non può mai essere saccenteria o artificio, potere o studio del proprio interesse o, peggio, malvagità. Cultura vera infatti è quella che si mette a disposizione della crescita umana; quella che è capace d’illuminare il buio della vita e delle coscienze e sa accorgersi quanto la vita intorno a noi duole e soffre e tuttavia scorre frettolosa e irrecuperabile.

 

Una certa critica letteraria ha proposto per la poetessa Loiacono una definizione complessiva come poetessa della Bellezza e della Luce e in questo segno, per alcuni aspetti, miritrovo anch’io. È chiaro tuttavia che ogni definizione univoca, pur se affascinante, è per un poeta anche riduttiva. L’opera della poetessa infatti mostra un altro suo aspetto non meno interessante, ma opposto: un carattere ossìa pregnante, fondato su una scrittura espressionistica, difficilmente qualificabile come scrittura della Bellezza e della Luce, sì piuttosto della riflessione e della drammatica rappresentazione della realtà del vivere, che si cela sotto le apparenze dell’essere.

*(La radice di eidetico: εδ ( in greco: vedere) ìndica la visività e in filosofia e in estetica l’intuizione delle essenze delle cose presenti alla coscienza).

Una scrittura insomma che va ben oltre l’aspetto estetico, per attingere il mistero della vita e l’insondabile che si cela intorno a noi e in noi e che non è certo tutto bellezza e luce, ma troppo spesso complessità disarmonica dell’essere e del sentire. La sua scrittura va quindi oltre i termini di una codificazione ristretta e univoca, come d’altronde è proprio dell’arte evadere i termini puramente pratici e didattici delle definizioni letterarie e tecniche. L’aspetto drammatico ed espressionistico dell’arte della Loiacono è chiaro peraltro nelle stesse liriche, in cui sono proprio la bellezza e la luce ad essere offuscate dalla consapevolezza del male di vivere e dalla certezza di un dolore immutabile insito nella natura come nella nostra esistenza e che perciò corrode la vita, ogni forma di vita, e infrange tutte le umane aspirazioni.

Esempi mirabili di ciò sono parecchie poesie come: Canzone della luna: L’uomo è dentro la luna/ ad infinita distanza/ ed io sto qui a guardare,/ luna della mia infanzia./ Soffia leggera una brezza/ tra le palme meridionali/ e mille piccole foglie/ cantano il madrigale/ alla luna violata,/pallida nel buio astrale/ che scioglie la sofferenza/ sul dorso nero del mare/ Toccami luna di vetro/ prima d’oltrepassarmi/ poi che g i à sbianca il tuo lume/ la lacrima nuova del giorno;

Rugiada: Cade/ una stilla/ di pianto/ fresco/ di notte/ stellare./ A due, a tre/ a mille/ tacito/ gocciola/ il buio/ l’umido argento / dell’alba./Resta/ alla fragile foglia/ tremulo un dono/ di lacrime/ per ogni giorno/ che nasce;

L’albero abbattuto: Quanto di primavera /hai visto albero mio /bianco di male /segreto,/ spento il tuo gran respiro/ aspro di terra e d’umori,/chino il tuo lungo ramo/ irto di gemme,/addìo!/ L’uomo crudele / tronca la fibra oscura, /stilla dalle tue foglie /arso pianto di sangue, /nel giorno che rischiara / vuoto è il tuo cielo, /amico,/ dove non ti fu dato / protendere le braccia / in assorta agonia./Poi ch’era tuo privilegio /morire/ alto nel vento, /spargendo ai dolci colli / la vera anima / ignota.

E ancòra altri simili esempi: Ultima dimora: Il mio sorriso di pietra/ illanguidisce alla nebbia/ degli anni,/ nel vento che consuma/ le parole e i ricordi./Solo il silenzio / adorna/ la mia chiusa dimora;

Campagna: Dove la vecchia casa / pietrosa / come ossa bianche / al vento / sorgeva / sono tornata / a guardare/ dentro le mura arse,/ ove i tremuli grilli/ cantano immersi /nel tempo/ alto il silenzio /parla/l’odore di terra / dimenticata. Dove l’infanzia, dove /quel nero occhio curioso / il tenero viso /il breve sorriso /il piccolo cuore sgomento? / Un’ombra / nel sole /nel vento / nell’ampia campagna attonita e vuota.

 

In esse serpe un messaggio dolente e drammatico, presente anche nelle altre poesie della silloge, in cui neppure il registro linguistico è costituito dalla prevalenza della luce e della bellezza. Anzi, a prevalere nettamente sono immagini, parole e significati che la luce e la bellezza tendono a escluderla, come dimostrano i seguenti fonemi e sintagmi delle poesie appena evidenziate: luna violata/ buio astrale/ dorso nero del mare/ sbianca il tuo lume/ stilla di pianto/ tacito sgocciola il buio/ fragile foglia/ tremulo dono di lacrime/ bianco di male/ spento respiro/ aspro d’umori/ fibra oscura/ arso pianto/ vuoto cielo/ assorta agonia/ anima ignota/ sorriso di pietra/ illanguidisce/ nebbia/ consuma/ silenzio/ chiusa dimora/ casa pietrosa/ ossa bianche/ mura arse/ odore di terra dimenticata/ ombra/ vento/ campagna attonita e vuota.

 

Ad illuminare questa poesia fortemente pregnante, che cela un messaggio intimo e drammatico, lontano da ogni luminosa bellezza formale, sono invece il sentimento e la riflessione, la memoria e il sogno turbati dalla tristezza del presente e dalla durezza della realtà. La bellezza e la luce servono piuttosto così come nella pittura serve il chiaro: a mettere in evidenza l’altro aspetto dell’essere e del vivere: lo scuro; e quindi ad esaltare la complessità contraddittoria del sentimento e delle aspirazioni, dell’interiorità e del dolore, e della malinconia per ciò che la luce e la bellezza ìndicano e noi non sappiamo cogliere; a sciogliere la nostalgia per il dileguarsi rapido della luce e della bellezza verso la notte; a liberare la riflessione sulla brevità della vita e sulla caducità dei sentimenti.

 

Sono prova di quanto affermo non solo le predette poesie, ma tutte le 16 liriche dell’opera. Si veda ancòra infatti la conturbante Sentimento: T’arresta / tu che passi /uccello fuggitivo/ tracciando un’invisibile/ speranza. /Dove tu corri/ tende la notte / all’agguato / la grande bocca / di muschio e d’ombra, / fragile è la tua ala /che batte / sfiorando il mio viso /poi che il vento si leva/crudele./ Eppure/ tra rocce d’ombra/ e sanguigne comete/ trasvola il tuo palpito/ e suscita / immensa l’attesa:/ Come un fanciullo/ vede/ in te l’unica via.

E ne è suggello infine anche la poesia di chiusura della silloge, che in quanto tale si propone come una sorte di lapidario testamento già nel titolo: Epitaffio: Altra non v’è/ immutevole/ realtà che tu cerchi/ inquieto viandante,/ cui sola puoi dire/ sempre.

Né è vero che nessuna delle 16 liriche declina verso il rimembrare, come qualche critico ha affermato. In Come fiamma il rimembrare è anzi scoperto: Fu come sorte/ d’uomo/ ch’io ti seguo/ tua compagna/ in te confusa./Né tristezza mi coglie,/s’io rammento/ il dono che facemmo/ entrambi d’ogni sorte/l’un l’altro. Così in Ritratto: E risuona/ antica voce d’infanzia,/ il pianto che attendeva/ la tua consolazione./ Ove nulla/ la fredda coltre/ del tempo/ lasciò intatto di te,/nato è il tuo sguardo/ dalla morte/ fatto di verde luce/ come la trasparenza/ dell’aria…/. Parimenti nella lirica già evidenziata dal titolo Campagna.

 

In realtà prosa e poesia nella poetessa Loiacono sono fortemente espressionistiche e drammatiche e talora richiamano, per l’essenzialità scabrosa del linguaggio e delle stesse immagini, le poetiche e l’opera di Ungaretti e di Montale. Ma in tanta asprezza emerge, unica via di salvezza, il sentimento come intelligenza e comprensione del male insito nella vita e del male di vivere. Solo il sentimento potrà costituire il lievito di rigenerazione per l’umanità e per le fragili ali dell’uomo al cui agguato tende la notte con la sua grande bocca di muschio e d’ombra.

È evidente che la poetessa cela, sotto una luce e una bellezza che si intravvedono soltanto di scorcio, il dramma del vivere e dell’esistere, perché il suo cuore sa e sente che immutabile resterà tale realtà se l’uomo, inquieto viandante in questa martoriata storia, non cambia il suo cuore migliorandosi, perché il sentimento di umanità possa prevalere sul dolore e sul male di vivere e la speranza farsi veramente attiva e generosa, contro l’altrimenti immutevole realtà. È il sentimento di umanità l’unica via di salvezza e di ripudio d’ogni conflitto e d’ogni guerra che profana la vita della terra e del cielo. Ed è il palpito del sentimento infatti che tracciando un’invisibile/ speranza /… … tra rocce d’ombra/ e sanguigne comete/ trasvola / e suscita / immensa l’attesa/.

Senza dubbio dunque la poesia della poetessa Loiacono è animata dalla luce e dalla bellezza, ma esse sono da intendersi non come segno linguistico della sua poesia, semmai come indizio semantico della sua fiducia nel sentimento degli uomini e come speranza in un mondo reso migliore dal prevalere finalmente dei migliori sentimenti umani. E come fede in una diversa vita, oltre i termini brevi e cadùchi di questa nostra terrena esistenza. In Lei infatti convivono aspetti contrastanti e non sempre il dolore appare lenito dalla certezza assoluta di un prossimo domani migliore e di un al di là che compensi il male patito in questa vita breve e tormentata. Ma questoanelito alla luce e alla bellezza come sentimento e simbolo del bene è incontrovertibile nell’opera della poetessa ed è forte e totalizzante e nel sentimento soltanto scorge, con l’ingenuità e l’innocenza di un fanciullino pascoliano, l’unica possibile via di riscatto e di redenzione: Come un fanciullo/ vede/ in te l’unica via.

 

Nel tempo terreno e nel tremendo limite umano che la materia impone alle nostre aspirazioni, la poetessa Loiacono ha cercato e trovato la propria via nel sentimento e nella poesia, nell’incoercibile aspirazione ad un mondo diverso e finalmente migliore, che sappia superare i bassi orizzonti del nostro vivere frenetico e distratto, egoistico e materialistico. Di questo sentimento e di questa via si fa messaggera la sua poesia che è frutto e strumento indispensabile di una vera e più alta cultura, la quale non può che passare attraverso una scuola nuova e migliore, più funzionale alla realizzazione delle migliori aspirazioni umane, per accrescere la fiducia e la speranza del domani. E questo sentimento e questa via li ìndica a tutti noi con la sua poesia, ma soprattutto ai giovani.

 

Perciò il mio personale messaggio finale è diretto a voi studenti, chiamati a correggere con consapevole sentimento di umanità gli errori del presente e a migliorare la vita futura a cui siete destinati: non dimenticate quanto è nobile, insopprimibile e indispensabile il vostro impegno per rendere veramente migliore sia la società sia la vita individuale. Pensate a quanto sarebbe migliore una società in cui tutti adempissero al loro dovere, e a quanto sarebbero umane le istituzioni in cui ognuno attendesse con impegno e solidarietà al suo ufficio, riconoscendo e rispettando l’altrui umanità come fosse la propria. Invece è straordinario dover pensare quanto ancòra siamo in difetto noi che siamo o ci diciamo cristiani e civili, se già gli antichi Romani, pur pratici e pagani, avevano capito che l’uomo è davvero tale, e rivela il proprio legame con il divino, solo se adempie al proprio dovere e non si rende schiavo dell’interesse materiale o responsabile di un potere corrotto e corruttore. Diceva Cecilio Stazio, commediografo romano, vissuto tra il 230 e il 168 a.C.: Homo homini deus est, si suum officium sciat. Ossìa: l'uomo è un dio per gli altri uomini, se conosce e adempie al proprio dovere.

 

Peccato che in un mondo che è soprattutto un groviglio di guerre e di interessi, per precise responsabilità politiche e umane, ai giovani sia tagliata proprio la cultura, sia offerta così poca poesia, non sia dato di scorgere con l’esempio quale sia la vera importanza dei valori dello spirito, i soli capaci di costruire l’umanità migliore a cui nel chiuso della nostra coscienza aspiriamo. Perciò, nel congratularmi con gli studenti oggi premiati, auguro a tutti voi giovani i migliori risultati di studio e i migliori esiti culturali e civili, convinto che soprattutto grazie al vostro impegno di oggi la scuola potrà essere una grande palestra di formazione e di cultura; e un domani, che spero non lontano, la nazione, grazie a voi giovani, possa vantare una umanità migliore, finalmente degna di dirsi e di sentirsi tale. Siete dunque voi, che siete giovani e studenti, che di ciò avrete gran parte della responsabilità e il merito della realizzazione. Oppure il demerito. Non scordatelo. Auguri per il vostro nuovo anno scolastico, auguri ai premiati.

***Filadelfia, 11.10.2014                                                           Angelo Rocco Galati

CERIMONIA DI CONSEGNA BORSE DI STUDIO

ANNO SCOLASTICO 2013/2014

 

Filadelfia, 11 ottobre 2014

Benvenuti a tutti

– Un cordiale saluto ed un ringraziamento a tutti voi per aver aderito a questa significativa manifestazione. Un saluto particolare ai ragazzi dell’orchestra dell’Istituto. Bravi ragazzi! Ringrazio i docenti Maria Villelli, Francesco Potenzoni, Stefano Vetturini e Angela Ferraro

Un sincero ringraziamo alla maestra Giovanna Ruperto , alla maestra Giulia Ruscio, al dott. Saverio Ruscio e a tutti i presenti.

Carissimi ragazzi, signori genitori, la cerimonia di assegnazione delle borse di studio rappresenta un momento significativo per la nostra comunità. Questa mattina   verranno premiati due studenti, uno della Scuola Secondaria di primo grado e l’altra del Liceo Scientifico, i quali nell’anno scolastico 2013/2014 si sono di distinti per merito scolastico.

Questa iniziativa è stata voluta fortemente da Sua Eccellenza dott. Cesare Ruperto, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, per onorare la memoria della sua amatissima moglie, dott.ssa Francesca Loiacono, e suo padre Eugenio Saverio Ruperto.

Un sincero ringraziamento a Sua Eccellenza per questo nobile gesto e per l’attenzione che ha sempre avuto nei confronti della nostra comunità a dimostrazione del legame costante con la sua terra. Ciò è il segno che la memoria storica costituisce la linfa che

ci dà energia per agire nel nostro ambito e favorire un percorso di cambiamento e di progresso culturale.

Sua Eccellenza ha iniziato la sua carriera nel 1954 come Pretore a Sezze Romano, in seguito è stato prof.re di Diritto Civile presso l’Università di Firenze. Presidente della Corte di Appello e successivamente Presidente di Cassazione. Dal 1993 al 2001 è stato giudice della Corte Costituzionale e dal 2001 Presidente della Corte Costituzionale per tre anni. Un uomo che ha dato e dà lustro al nostro paese.

Una commemorazione, questa di oggi che, secondo me, è feconda, poiché non rimane allo stato celebrativo, ma intende promuovere il miglioramento spirituale e intellettuale dei nostri giovani.

Per noi questa manifestazione vuole essere un esempio di come scuola e territorio possono collaborare, al fine di sviluppare nella nostra comunità la formazione e la ricerca.

Nella società, la scuola svolge una funzione fondamentale di promozione umana, favorisce l’autonomia di pensiero e di decisione, apre alla responsabilità personale, forma il carattere, rende sensibili ai problemi sociali, introduce alla cultura della democrazia ed educa al futuro.

La scuola raggiunge i suoi obiettivi quando i ragazzi dimostrano curiosità, interesse, competenza, voglia di apprendere; quando gli studenti trasferiscono nella vita lavorativa, le conoscenze, il metodo, l’impegno, l’attenzione e il senso di responsabilità appresi sui banchi di scuola.

La scuola è un luogo dove tutti i giorni avviene quel miracolo che è il passaggio di consegne da una generazione all’altra, il miracolo della crescita umana, culturale e professionale di voi ragazzi

Vi voglio ricordare, cari ragazzi, che la vita di un uomo non è mai frutto del caso, ma il risultato di una fatica e di un preciso percorso che coinvolge genitori, insegnanti, educatori ma anche i membri della comunità in cui vive.

Con queste due borse di studio vogliamo ricordarvi, cari ragazzi, che

la conoscenza va nutrita e coltivata e che deve essere sempre affiancata da sani principi morali. Voglio augurarvi di continuare il cammino scolastico con lo stesso entusiasmo, sacrificio e volontà che avete finora dimostrato.

 

 


Un brevissimo accenno al profilo di Eugenio Saverio Ruperto padre di S.E.

 

Eugenio Saverio Ruperto nacque a Francavilla Angitola il 26 dicembre del 1885. Ha frequentato la scuola Elementare a Francavilla, studiò presso la scuola agraria di Nicastro con ottimi risultati. Ha partecipato alla “Grande guerra” e successivamente Sindaco di Francavilla A. dove si è rivelò un attento e competente amministratore. Nel luglio del1920 si è sposato con Maria Carchedi e si è trasferito a Filadelfia; ma senza dismettere le funzioni di Sindaco di Francavilla. Alla cessazione del suo mandato ricevette dal Ministro degli interni il titolo e il diploma di “Sindaco della Vittoria”. In seguito si è dedicato all’agricoltura in qualità di perito agrario. Nominato ancora giovane, Giudice Conciliatore di Filadelfia, ne esercitò le funzioni fino all’età di 85 anni. In tale esercizio, ebbe modo di esprimere compitamente le sue doti di giurista, di uomo umano e saggio, cui tutti si rivolgevano per consiglio. Dopo la restaurazione della democrazia in Italia, fondò in Filadelfia la Sezione del Partito Liberale Italiano partecipando così attivamente alla vita politica del nostro paese.

 

Il prof. Angelo Galati traccerà un profilo della dott.ssa Loiacono che ci aiuterà a capire questa figura tanto cara a sua Eccellenza.

Ringrazio la prof. Angelo Galati per il suo contributo. Ancora una volta ha evidenziato la sua professionalità e le sue competenze di uomo di scuola.

 

 

 

 

C e r i m o n i a  di c o n s e g n a

Scuola Secondaria di Secondo Grado

 

La commissione preposta ad assegnare le borse di studio, presieduta dal sottoscritto, composta dai docenti proff . Domenico Sammarco, Destito Vito e Salvatore De Caria, Commissario straordinario del Consiglio d’Istituto, nella seduta del 19 agosto 2014, dopo aver esaminato le domande pervenute, nel rispetto del Regolamento approvato dagli OO.CC., ha proceduto ad assegnare la borsa di studio alla studentessa Francesca Michienzi, classe VB del Liceo Scientifico che ha conseguito il diploma di maturità Scientifica con la votazione 100/100.

Francesca, ragazza educata, corretta, ha sempre partecipato al dialogo educativo con ottimi risultati.

Consegna la borsa di studio la maestra Giovanna Ruperto sorella di S. E.

“             due libri il prof. Sammarco Domenico omaggio di S.E. Cesare Ruperto

 

Scuola Secondaria di Primo Grado

 

Per quanto riguarda la scuola secondaria di primo grado, la commissione, presieduta dal sottoscritto, composta dal prof. Francesco Murmura, Domenico Sammarco. Dopo un’attenta valutazione delle domande pervenute, la commissione, nella seduta del 31 luglio 2014, nel rispetto del regolamento, ha assegnato la borsa di studio per merito scolastico all’alunno Labate Alessandro della classe terza A della sede centrale che ha conseguito il diploma di Licenza Media con la votazione di 10/10.

Alessandro, ragazzo preparato e dedito allo studio, profondamente attaccato ai valori dell’amicizia si è sempre distinto per le sue doti, per la capacità di condividere i bisogni dei compagni al momento opportuno.

Consegna la borsa di studio il nipote di S. E., dott. Saverio Ruscio

   

BORSE DI STUDIO

RUPERTO – LOJACONO

Si è svolta oggi, sabato 11 Ottobre 2014, presso l’Auditorium del Liceo Scientifico di Filadelfia, la cerimonia di assegnazione delle borse di studio per merito scolastico, per l’annualità 2013/2014, agli alunni Francesca Michienzi della classe V B e ad Alessandro Labate della classe III della Scuola Secondaria di primo grado di Filadelfia.

Le borse di studio, istituite da S.E. Cesare Ruperto, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, alla memoria di Eugenio Saverio Ruperto e Francesca Lojacono, permettono agli alunni dell’Istituto Omnicomprensivo di Filadelfia, di cimentarsi nella redazione di un compito su tematiche storico-sociali, predisposto dall’apposita commissione.

Gli interventi del Dirigente Scolastico, Prof. Antonio Rondinelli, del Prof. Angelo Rocco Galati e dei familiari del Presidente Ruperto presenti alla cerimonia hanno ricordato le figure di Eugenio Saverio Ruperto e della Dott.ssa Francesca Lojacono ed hanno evidenziato l’importanza di questo premio, ormai istituzionalizzato e finalizzato alla crescita culturale della scuola, degli alunni e della comunità tutta.

                                                                                                        La Redazione

La cerimonia di assegnazione della borsa di studio Ruperto-Loiacono, svoltasi alla presenza di S.E. Cesare Ruperto, Presidente emerito della Corte Costituzionale, ha avuto luogo presso l'Auditorium Comunale di Filadelfia.

Per la Scuola Secondaria di primo grado è stato assegnato il premio alla memoria dell'alunno Giuseppe Giampà.

Per la Scuola Secondaria di secondo grado (Liceo scientifico) il premio è stato assegnato all'alunna Emanuela Bilotta.  

Allegati:
Scarica questo file (SDC14928.JPG)SDC14928.JPG[ ]495 kB
Scarica questo file (SDC14933.JPG)SDC14933.JPG[ ]556 kB
Scarica questo file (SDC14934.JPG)SDC14934.JPG[ ]479 kB
Scarica questo file (SDC14935.JPG)SDC14935.JPG[ ]558 kB
Scarica questo file (SDC14936.JPG)SDC14936.JPG[ ]561 kB
Scarica questo file (SDC14938.JPG)SDC14938.JPG[ ]559 kB
Scarica questo file (SDC14940.JPG)SDC14940.JPG[ ]556 kB
Scarica questo file (SDC14945.JPG)SDC14945.JPG[ ]555 kB
Scarica questo file (SDC14946.JPG)SDC14946.JPG[ ]500 kB
Scarica questo file (SDC14954.JPG)SDC14954.JPG[ ]548 kB
Scarica questo file (SDC14955.JPG)SDC14955.JPG[ ]543 kB
Utilizzo dei cookie

Questo sito utilizza cookie di tipo tecnico, per cui le informazioni raccolte non saranno utilizzate per finalità commerciali nè comunicate a terze parti.
Potrebbero essere presenti collegamenti esterni (esempio social, youtube, maps) per le cui policy si rimanda ai portali collegati, in quanto tali cookie non vengono trattati da questo sito.